18 dicembre 1917

CENT’ANNI FA… 18 dicembre 1917
LA GRANDE GUERRA SUL GRAPPA
Mentre nei settori centrali le linee italiane si stanno assestando e consolidando, a formare il grande cuneo V. dei Lebi – M. Casonet q. 1618 – Col dell’Orso q. 1677 – le quattro gobbe dei Solaroli q. 1671, q. 1678, q. 1672 e q. 1601 – pendici sud-ovest del M. Valderoa – fondo V. Calcino – pendici est del M. Medata q. 1397 – fondo V. Scura – pendici est del M. Pallone q. 1215, nel settore ovest inizia il forte attacco diretto dal gen. Goiginger.
Preceduti da prolungata preparazione d’artiglieria, terminata con un poderoso concentramento di fuoco che sconvolge le improvvisate postazioni e trincee, i reparti della 4a divisione e del 7° reggimento carinziano alle 6,30 del 18 dicembre balzano all’assalto dalle Rocce Anzini alla dorsale dell’Asolone. La 59a divisione italiana ha in linea da ovest a est: il I e il III/240° (Brigata Pesaro) di fronte a Col Caprile, il II e il III/92° (Brigata Basilicata) davanti al Col della Berretta, il II/41° e il I/42° (Brigata Modena) e il I/92° sulle pendici e sulla dorsale dell’Asolone, tutti reparti logori e di organico ridotto. Sono assieme ai resti dei battaglioni alpini Val Tagliamento, Monte Rosa, Courmayeur e Val Natisone, sparuti nuclei di alpini che conservano del loro battaglione soltanto il nome.
Il piano d’attacco austriaco è, da ovest a est: il battaglione d’assalto Sturm 4° (compagnie d’assalto 8a, 49a e 99a) da Col Caprile verso Col del Miglio; il 49° (3 battaglioni) da posizioni tra il Col Caprile e il Col della Berretta in direzione Osteria Il Lepre; l’88° (4 battaglioni), preceduto dalla compagnia d’assalto 88a, da Casera Campigoli verso il M. Asolone, salendo lungo la V. delle Saline; il 7° carinziano della 26a Brigata da montagna (3 battaglioni) da Cason delle Fratte e dal fondo della V. Cesilla verso il M. Asolone.
Il primo assalto è fermato dalle mitragliatrici italiane e fatto ripiegare verso le linee di partenza; anche un secondo intorno alle 7,30 non ottiene il successo sperato.
Gli austriaci hanno poi un alleato prezioso: la nebbia sale ad avvolgere il campo di battaglia, togliendo la visibilità ai mitraglieri italiani. Arrestato senza scampo l’attacco verso Col del Miglio dello Sturm 4° e verso l’Osteria Il Lepre del 49°, si fa invece critica la difesa dell’Asolone.
Mentre gli assaltatori e le truppe dell’88° salgono lungo la V. delle Saline e occupano la q. 1486, i battaglioni del 7° carinziano, travolto il I/42° (Brigata Modena) sulle pendici verso la V. Cesilla, giungono alla q. 1471, sotto la quale sono i resti del battaglione Val Natisone.
Con prontezza gli alpini del Val Natisone partono al contrattacco, rioccupano la q. 1471 e catturano prigionieri. Il successo dura poco: masse di attaccanti continuano a investire dalla V. Cesilla tutta la dorsale, da Casera Spiadoni verso la q. 1522, sommità del M. Asolone, circondando parte dei difensori.
Frammisti, gruppi di fanti del I/42° e del I/92° e ultimi superstiti dei battaglioni alpini Val Tagliamento, Courmayeur e Monte Rosa, si battono coraggiosamente, ma ormai senza speranza. Il ten. col Benedetti, che, alla testa di quel che rimane del Monte Rosa tenta un disperato contrattacco, è catturato assieme ai suoi alpini.
Col diradarsi delle folate di nebbia, i validi carinziani del 7° sono infine sulla cima del M. Asolone, l’obiettivo principale dell’offensiva. Sulle pendici sud dell’Asolone sono tuttavia di riserva, in V. Damoro, i battaglioni Val Varaita e Val Pellice. Un ordine, e i bravi piemontesi accorrono verso la sommità del monte. Il Val Pellice riconquista con le sue compagnie 224a e 226a la q. 1478 a est della cima del M. Asolone; il Val Varaita, con la 980a compagnia mitraglieri alpini e con la 225a compagnia del Val Pellice che avanza alla sua destra, perviene verso le 15 su q. 1522, la vetta dell’Asolone.
La riconquista ha breve durata, perché gli alpini, sottoposti a tiro d’infilata di mitragliatrici e da fuoco d’artiglieria, devono ripiegare dietro un costone appena più in basso. Il contrattacco del Val Varaita e del Val Pellice ha però il merito d’impedire la pericolosa discesa dei reparti austriaci lungo la V. Damoro verso la strada Cadorna, che dista soltanto 1,3 Km, nel suo punto più vicino alla linea appena occupata dagli imperiali.
Le perdite da entrambe le parti, al termine della giornata di durissimi scontri, sono ingenti. Gli italiani hanno pochi superstiti nei due battaglioni di fanteria I/42° e I/92° e nei battaglioni alpini Courmayeur, Monte Rosa, Val Tagliamento e Val Natisone, già depauperati negli organici prima della battaglia; gli austriaci hanno anch’essi pagato con un prezzo elevato la conquista dell’Asolone, in modo particolare il 7° carinziano, con 600 tra morti e feriti, e lo Sturm 4°, all’attacco verso Col del Miglio, praticamente annientato.
Il Comando della 45a divisione austriaca, visto che un’ulteriore avanzata è impossibile, anche per il consistente fuoco di sbarramento operato dall’artiglieria italiana di Cima Grappa, è costretto a emanare l’ordine di arresto delle operazioni.
La Relazione Ufficiale austriaca scrive: “Ormai gli obiettivi dell’ala occidentale del Gruppo Krauss erano stati raggiunti e la resistenza nemica era troppo forte per poter sperare in altri successi.”
Alle ore 24 del 18 dicembre 1917 le linee italiana e austriaca nel settore ovest del Grappa si stanno attestando. Linea austriaca: a nord delle Rocce Anzini – a nord del Col del Miglio – a nord dell’Osteria Il Lepre – sul costone tra Val delle Saline e Valle Scura – sulla q. 1522 dell’Asolone – verso nord in Val Cesilla – a sud della cima del M. Pertica.
Linea italiana: sulle Rocce Anzini – su Col del Miglio – a sud dell’Osteria Il Lepre – sul costone tra Val delle Saline e Valle Scura – sotto la q. 1522 dell’Asolone – sulla q. 1478 della dorsale verso il Col delle Farine – sulle pendici ovest di Cima Grappa – sulla dorsale tra Cima Grappa e M. Pertica.
Se teniamo presente, nella considerazione, la validità delle truppe austriache e tedesche impiegate, grande merito va dato ai soldati italiani che operarono “l’arresto”, da cui prese il nome l’evento bellico, poco trattato dalla storiografia. Il merito va essenzialmente a coloro che sfidarono la morte sul campo di battaglia, purtroppo spesso trovandola: ai comandanti di reggimento, di battaglione, di compagnia, e, grandemente, ai soldati di ogni arma.
A tutti i battaglioni di alpini e di bersaglieri, a tutti i reggimenti di fanteria, dei quali spesso, dopo aspra lotta, non rimase che quasi il nome o il numero indicativo, va l’elogio del generale tedesco Krafft von Dellmensingen, un alto ufficiale spesso molto critico e severo nei giudizi. Egli scrisse in uno dei due libri “Durchbruch am Isonzo”, pubblicati fra il 1926 e il 1927:
“Così si arresto, a breve distanza dal proprio obiettivo, l’offensiva ricca di speranze e il M. Grappa divenne il “Monte sacro” degli italiani, i quali, a buon diritto, possono andar fieri di averlo vittoriosamente difeso contro gli sforzi delle migliori truppe austro-ungariche e dei loro camerati tedeschi.”

Fonte: “GRANDE GUERRA SUL GRAPPA” di Carlo Meregalli edito da Tassotti.
Mappa: VGF.
Mappa dei principali teatri di scontro: Col Caprile, Col della Beretta, M. Asolone  
Visita i luoghi su Google Earth in 3D: Col Caprile, Col della Berretta, M. Asolone

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