I Camosci

Il camoscio è comparso sull’arco alpino nel corso dell’ultima glaciazione. Un animale “antico”, presente sul massiccio del Grappa da molte migliaia di anni, tanto da poter essere considerato una specie “originaria”. L’esistenza del camoscio sulle nostre montagne è sempre stata messa a dura prova. Tuttavia alcuni camosci sono riusciti a salvarsi fino alla fine del XIX secolo. Il colpo di grazia lo ha dato  la Grande Guerra: il camoscio si è estinto e dopo il 1918 ci si è dimenticati persino della sua esistenza.

Il programma di reintroduzione, chiamato “Progetto Camoscio” (della Provincia di Treviso), è iniziato nell’aprile del 2001 e si è concluso nel 2007 utilizzando esemplari catturati nelle Alpi Marittime, in provincia di Cuneo, ai confini con la Francia. In questi anni sono stati liberati 82 camosci di cui 18 dotati di radiocollare che ha consentito di conoscerne posizione, spostamento e abitudini. Nel frattempo si sono riprodotti fino ad arrivare ad una popolazione attuale di centinaia di esemplari.

Il camoscio è un tipico abitante dell’ambiente alpino, sebbene recentemente abbia colonizzato anche territori di bassa e media montagna. Elemento comune ai diversi ambienti è la presenza di versanti ripidi e rocciosi.

Il camoscio si nutre di vegetali freschi d’estate (es. graminacee, trifoglio alpino) e cortecce, foglie di conifere, muschi e licheni d’inverno.

È prima di tutto un eccellente arrampicatore, ha zampe molto robuste ed agili. Quanto al suo carattere è molto timido, ed ha un senso del pericolo decisamente spiccato.

Personalmente penso che si stia lentamente ‘addomesticando’ riuscendo, con le dovute cautele, ad avvicinare esemplari anche a 5 metri di distanza.

La zona delle Meatte, luogo dove preferibilmente dimora e dove è praticamente impossibile non incontrarlo, è battuta giornalmente dagli escursionisti ed è facile immaginare che questo animale si stia pian piano abituando alla presenza dell’uomo.