15 giugno 1918

CENT’ANNI FA… 15 giugno 1918
LA GRANDE GUERRA SUL GRAPPA

Alle ore 3 del 15 giugno inizia il tiro dell’artiglieria austriaca su tutte le posizioni della 4a Armata con la massima potenza di fuoco, che dura tale fino alle 3,50. L’artiglieria italiana risponde a questo tiro distruttivo con tutti i suoi pezzi.
La Relazione Ufficiale austriaca dichiara: …Ma proprio alle 3 il poderoso fuoco delle batterie austroungariche scosse di colpo gli italiani, che iniziarono a rispondere con i loro pezzi dopo circa un’ora. Un diluvio di colpi si abbatte sulle basi di partenza, sulle vie d’accesso e le zone di raccolta degli attaccanti.”
A sua volta la Relazione Ufficiale italiana non conferma il ritardo della risposta dell’artiglieria del gen. Giardino: “La nostra contropreparazione fu solo tempestiva su tutta la fronte investita dall’offensiva nemica.”
Dalle ore 3.50 in poi il fuoco dell’artiglieria austriaca rallenta gradualmente, al punto da far pensare i Comandi italiani che si tratti di una finta azione e quindi inducendo anche l’artiglieria italiana a rallentare il ritmo, per evitare sprechi di munizioni.
ll massiccio del Grappa è avvolto da una fitta nebbia, alla quale si aggiunge il fumo di migliaia di scoppi dei tiri in arrivo e di colpi in partenza; questa situazione di scarsissima visibilità è tanta manna per le truppe attaccanti, che, come già detto, possono superare le zone scoperte senza essere bersagliate nella marcia di avvicinamento alle linee italiane.
Mentre i Comandi italiani stanno ancora chiedendosi se l’attacco austriaco stia per iniziare o sia stato procrastinato, nel settore ovest alle 7,40 inizia improvviso e violento l’assalto delle fanterie del XXVI Corpo imperiale.
La 32a divisione scende dall’Asolone e si scaglia sulla q. 1478 della dorsale verso il Col delle Farine, difesa dal 140° (Brigata Bari). Verso le 9,30 la conquista e la sua ala destra, l’86° reggimento, scende lungo la Val Damoro, ma i fanti del 140°, che tengono la seconda linea “Bianca”, non cedono e la pericolosa puntata è arrestata.
Tuttavia, approfittando della visibilità quasi nulla, pattuglie di punta austriache si infiltrano oltre le linee “Bianca” e “Clelia” e percorrono la Val Damoro, sparando con le mitragliatrici portatili. Nella nebbia fittissima si odono qua e là spari e raffiche, piccole mischie corpo a corpo, il cui esito non ha testimoni. Alcuni assaltatori giungono in mattinata fin sulla strada Cadorna e all’Osteria Cibara. Altre analoghe infiltrazioni avvengono anche dalla Val Potazzo e arrivano giù in basso a Ponte San Lorenzo sulla strada Cadorna.
Intanto l’ala sinistra della 32a divisione, il 23° reggimento, procede lungo il crinale dell’Asolone verso il Col delle Farine, dopo aver superato la seconda linea italiana di q. 1490.
Col delle Farine è conquistato alle 12, malgrado la forte resistenza del I/239° (Brigata Pesaro) della 15a divisione. Ma la successiva gobba della dorsale, il M. Coston, resiste: mentre la visibilità è migliorata, alle 15 il 23° reggimento austriaco è fermato dallo stesso battaglione italiano rinforzato dal valoroso VI reparto d’assalto del VI Corpo d’armata, appoggiati da 1 batteria da 75 mm e da 1 batteria da 65 mm, che tirano con fuoco accelerato e alzo zero sulle ondate degli attaccanti.
Alle 7,40 attacca nella nebbia anche la 27a divisione ungherese. I reggimenti 85° e 67° della 54a Brigata, a cui è aggregato il III/34° della 53a Brigata, scagliano le loro ondate, celate dalla fitta foschia, contro le linee italiane.
Gli Honved del 67°, che formano la colonna più verso est, scendono la Valle San Lorenzo e superano la linea “Alba”, che se li vede piombare addosso all’Osteria Il Lepre prima di poter apporre una valida difesa; ma vengono arrestati davanti alla seconda linea “Bianca” dallo sbarramento dell’artiglieria e dal 60° (Brigata Calabria).
L’85° ungherese, che costituisce la colonna più verso ovest, si lancia sul crinale che è formato dalla schiera dei Colli Alti e che ha su un lato la Valle San Lorenzo e sull’altro il dirupo che precipita sul Canal di Brenta. La sua azione e irresistibile: alle 8 supera Col d’Anna, isola sulle Rocce Anzini un reparto italiano, e, inviato il III/34° a occupare Col Moschin q. 1280, senza indugio prosegue nella fitta nuvolaglia bassa la sua rapida avanzata, secondo gli ordini d’attacco impartiti dal gen. Horsetzky.
Travolto il 59° (Brigata Calabria) e superate le tre linee di difesa, gli Honved del valoroso 85° compiono un’impresa che passa alla Storia; sono stati occupati in repentina successione alle 9 il Col Fenilon q. 1337, alle 9,30 il Col Fagheron q. 1324 e alle 10 il Col Raniero q. 1248 a contatto della linea “di massima resistenza”.
Scrive il capit. Baj-Macario nel suo libro “Giugno 1918”:
“Nel velario di fumo e di nebbia si profilano scene tragiche: uomini che si precipitano dalle Rocce Anzini, altri che si calano per i canaloni. Il 59° fanteria, scaglionato in profondità su tre linee di trincee, e disorientato e travolto in gran parte”.
La situazione e gravissima: ancora il Col del Gallo q. 1232 da superare e poi per gli Honved si aprirebbe la strada lungo le propaggini che calano verso la pianura. E il Comando italiano è ancora con notizie confuse…
In questo tragico momento per le sorti della battaglia si apre uno spiraglio nella nebbia e da un osservatorio del XX Corpo, situato al di là del Canal di Brenta, e possibile notare i movimenti del nemico. Le artiglierie del XX Corpo entrano in azione contro i Colli Alti e il Comando del IX Corpo, informato di come procedono le operazioni, concentra su Col del Gallo il IX reparto d’assalto e invia alle sue spalle il 92° (Brigata Basilicata) che sta accorrendo sulla strada Cadorna.
Il Comando austriaco intanto cerca, come da piano di attacco, di alimentare l’offensiva che ha avuto un inizio più che promettente; ma le cose non si mettono altrettanto bene per la 53a Brigata, che non riesce a inviare di rinforzo il 25° reggimento sul Col Fagheron. Esso, dopo essersi scontrato con il 57° (Brigata Abruzzi) che ha molti uomini fuori combattimento, è fermato da efficace fuoco di sbarramento dell’artiglieria italiana, appena varcata la linea “Alba” in Valle San Lorenzo, rimanendone in gran parte annientato.
Alle 12,30 la nebbia si dissolve all’improvviso e la visibilità torna quindi normale. È opportuno fare il punto sulla situazione della battaglia nel settore ovest.
Sui Colli Alti l’85°reggimento ungherese è di fronte a Col del Gallo, sul quale si sta preparando al contrattacco il IX reparto d’assalto italiano. La situazione degli Honved va però facendosi critica, perché alle loro spalle il tiro dell’artiglieria italiana rende molto difficoltoso il flusso di rincalzi e rifornimenti.
Mentre sulla dorsale verso il M. Coston l’attacco del 23° reggimento austriaco è stato arrestato poco dopo il Col delle Farine, sul resto del fronte i fanti italiani tengono ancora la seconda linea “Bianca”. Intanto il 58° (Brigata Abruzzi) entra in linea, dando il cambio al 57° decimato.
Dietro alle linee italiane, i piccoli nuclei di assalitori, infiltratisi col favore della nebbia, sono braccati da reparti del 139° e 140° (Brigata Bari) e dai bombardieri del 18° Gruppo: la loro sorte, con la sopravvenuta visibilità normale, e segnata senza scampo.
Sta avvicinandosi il momento dell’entrata in azione degli arditi del IX reparto d’assalto.
Il grande scrittore americano Ernest Hemingway, che ha avuto l‘occasione di frequentarli a Bassano. scrive di loro: “Sono la migliore banda del mondo. Tu credi che siano tutti criminali. All’inizio si pensava che lo fossero. Ora ce ne sono delle migliori famiglie d‘Italia. Dubito che in altri eserciti esistano migliori truppe d’urto.
ll IX reparto d‘assalto è il fiore all’occhiello del IX Corpo; lo comanda il valoroso magg. Giovanni Messe ed è formato da 3 compagnie di arditi “Fiamme nere”, tutti volontari che, oltre ad avere un coraggio fuori della norma, sono stati addestrati all’azione manovrata e fulminea.
Alle 15 il IX reparto scatta all’attacco e la sua azione ha del leggendario: alle 16 e rioccupato Col Raniero; dalla 1° compagnia vengono alle 17 riconquistati Palazzo Negri q. 1284 e la q. 1316, su cui ancora sparano pochi superstiti del 57° (Brigata Abruzzi), che vengono liberati dall’accerchiamento. La 2a compagnia contemporaneamente rioccupa Col Fagheron e giunge alla chiesetta di San Giovanni q. 1295.
Alle 22 il IX reparto d’assalto, dopo violento fuoco d’artiglieria durato più di un’ora, è ancora instancabile in azione e alle 22,30 la riconquista di Col Fenilon e completata. Al II/92° (Brigata Basilicata) è poi affidata la difesa del Colle.
Termina con questi vittoriosi contrattachi la prima dura giornata di battaglia nel settore ovest del Grappa. Nella mattinata gli ungheresi, secondo il piano d’attacco, hanno sfruttato con lucidità la favorevole situazione tattica del campo di battaglia sui Colli Alti (limitato sul fianco per tutta la sua lunghezza da un dirupo di direzione nord-ovest i sud-est, che scoscende per di più di mille metri sino al fondovalle del F. Brenta), scagliando nella nebbia le loro ondate d‘assalto sul crinale dei colli e creando in successione delle sacche, in cui stringere i difensori del 59° (Brigata Calabria) con le spalle al burrone. Per questa pericolosa situazione si e avuta la rotta dei reparti che erano in linea sul fianco dello scoscendimento.
I Comandi austriaci non hanno poi potuto rinforzare il loro attacco e gli Honved, bersagliati dall’artiglieria italiana e in vana attesa di altri reparti e rifornimenti, hanno subito l’urto intrepido degli uomini del magg. Messe e hanno dovuto arretrare dalle posizioni conquistate.
Nei settori centrali del massiccio, la nebbia fittissima favorisce gli attacchi della 60a divisione austriaca contro gli avamposti e le trincee avanzate del VI Corpo italiano, sia dalla Val Cesilla verso la dorsale M. Coston e M. Rivon, sia direttamente sulle pendici nord di Cima Grappa, ma senza ottenere concreti risultati salvo l’occupazione del caposaldo avanzato di q. 1581 sullo sperone nord-ovest della “Nave” del Grappa. Gli sforzi austriaci si arrestano poi contro la salda difesa della Brigata Cremona (21° e 22°).
La 120a Brigata austriaca riesce invece a conquistare il caposaldo di Ca‘ Tasson, tra Val delle Bocchette e Val dei Pez, scoprendo quindi le linee a est di quest’ultima valle, tenute dal XVIII Corpo. L’intervento delle artiglierie della zona e di quelle incavernate di Cima Grappa e la tenace resistenza in località Valpore del 37° (Brigata Ravenna) sventano il grave pericolo.
L’altra Brigata della 60a divisione, la 119a, che deve attaccare Col dell’Orso dalla sottostante Val Stizzon, non riesce a uscire dalla zona boscosa, perché gli viene a mancare l’atteso concorso da nord della 55a divisione.
Le truppe della 55a divisione possono invece usufruire del vantaggio offerto dalla nebbia, raggiungendo inavvertite le linee italiane dei Solaroli e assaltandole alle ore 7, dopo violenta preparazione d’artiglieria.
In linea ci sono solo 2 battaglioni italiani: il I/23° (Brigata Como) è sopraffatto dal 4° bosniaco, che occupa le quote dei Solaroli; stessa sorte ha il II/23°, che tiene la linea che cala in Val Calcino, attaccato dal 7° carinziano.
Nel frattempo scatta all’attacco della linea tra la Val Calcino e le Porte di Salton la 50a divisione austriaca (XV Corpo) con i reggimenti 1° e 133°, costringendo i 2 battaglioni del 120° (Brigata Emilia), li schierati, a retrocedere combattendo sulle pendici settentetrionali del M. Medata, dove hanno in rinforzo il XVIII reparto d’assalto.
Perse anche le Porte di Salton, alle 8,30 del 15 giugno la difesa del XVIII Corpo nei settori centrali del Grappa si deve appoggiare alla linea: Col dell’Orso a confluenza Val delle Mure con Valle ArchesonM. MedataMalga Camparona, affidandone la protezione a forti concentramenti di fuoco tra M. Valderoa e M. Medata, effettuati dalle artiglierie dei Corpi XVIII e I.
Nel settore est del Grappa gli avvenimenti sono di scarso rilievo, salvo l’anticipata contropreparazione dell’artiglieria del I Corpo italiano, tra le ore 0 e le 2 del 15 giugno.
La Relazione Ufficiale austriaca scrive che fu la lentezza con cui procedeva sulla destra l’attacco della 50a divisione che fece mancare le premesse per l’attacco al M. Tomba e al Monfenera da parte della 20a divisione ungherese. Questa infatti si limita a condurre alcuni attacchi locali per tenere impegnata la riserva del I Corpo italiano.
Tutto sommato, al termine della prima giornata di battaglia, i Comandi austriaci hanno la conferma che, dopo un inizio promettente nel settore ovest, l’offensiva sul massiccio del Grappa si è praticamente arenata, con nessuna possibilità di futuri sviluppi.
Essi ora guardano, con mal celata sicurezza, al Montello e al Basso Piave.

Fonte: “GRANDE GUERRA SUL GRAPPA” di Carlo Meregalli edito da Tassotti.
Mappa: VGF.
Mappa dei principali teatri di scontro: M. Asolone, Col delle Farine, M. Coston, M. Rivon, Col Moschin, Col Fenilon, Col Fagheron, Col Raniero, Col del Gallo, Col dell’Orso, M. Solarolo, M. Valderoa, Porte di Salton, M. Medata 
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M. Asolone, Col delle Farine, M.Coston, Col Moschin, Col Fenilon, Col Fagheron, Col Raniero, Col Del Gallo, M. Rivon, Porte di Salton, M. Medata